La Sindrome di Hikikomori
La Sindrome di Hikikomori. Questa Sindrome è illustrata attraverso l’animazione di Jonathan Harris che racconta il caso di Yasuo Yamamoto, un ragazzo che trascorre il suo tempo chiuso nella sua stanza, non esce neanche per mangiare, tra video-giochi, controllo delle mail, escludendo dalla sua vita perfino la luce del giorno.
La Sindrome di Hikikomori è un particolare fenomeno psicologico evidenziato e diffusosi in Giappone alla fine degli anni settanta. Hikikomori significa letteralmente “stare in disparte, isolarsi” e si riferisce ad una condizione di isolamento sociale estremo, familiari inclusi, riscontrato negli adolescenti e nei giovani adulti, soprattutto di sesso maschile, per un periodo di almeno sei mesi. Ecco l’animazione di Jonathan Harris.
Tamaki Saito
Psichiatra giapponese all’inizio della sua carriera, nei primi anni ‘90, studiò la fenomenologia di questa particolare condizione, osservando che la maggior parte dei ragazzi che si erano ritirati dal contesto sociale e scolastico da molti mesi, erano prevalentemente di sesso maschile, con un’età media di 15 anni, paralizzati da profonde paure sociali ed impossibilitati ad uscire allo scoperto, verso la realtà esterna, pur desiderandolo.
Nelle sue ricerche Saito riconduce la causa di questa sindrome al rifiuto da parte dei ragazzi della dimensione socio-culturale, in primis al fattore “reputazione sociale”, alla pressione di dover emergere a tutti i costi, connesso alla paura di fallire. In secondo luogo evidenziò il carattere di dipendenza di questi ragazzi dalle figure genitoriali, soprattutto da quella materna, e la paura di deludere le loro aspettative rispetto alla piena realizzazione professionale.
Il Terrore dell’Insuccesso
Il terrore dell’insuccesso conduce questi giovani a rinunciare, ad isolarsi da tutto il contesto sociale, evitare l’esposizione e ad azzerare i contatti con il mondo esterno per non esserne sopraffatti. Il disagio sociale può manifestarsi in diversi modi: uscire di casa in particolari ore del giorno o della notte, quando hanno la certezza di non incontrare persone conosciute, evitamento della scuola fino ad arrivare a casi estremi che comporta un isolamento totale in casa, fatto di fumetti, televisione e videogiochi tramite i quali si costruisce un sottile filo di collegamento con la realtà esterna con la costruzione di identità virtuali e interazioni online via chat con perfetti sconosciuti.

Il disagio sociale può manifestarsi in diversi modi
La Sindrome di Hikikomori
Nella Sindrome di Hikikomori, i media vengono utilizzati per avere notizie dal mondo esterno, per evadere dalla realtà, per passare il tempo senza dover interagire con nessuno. Tra i sintomi riscontrati, oltre all’isolamento sociale, si evidenziano depressione, dipendenza da internet e comportamenti ossessivo-compulsivi anche se probabilmente possono essere un effetto dell’autoreclusione.
La Sindrome in Italia
Anche se il Giappone è lontano, soprattutto dal punto di vista sociale e culturale, i fenomeni tipici della Sindrome di Hikikomori sono stati riscontrati, di recente, anche in Italia, in particolare nel Sud.
Essendo un fenomeno emergente, non esistono dati relativi rispetto all’efficacia del trattamento psicoterapeutico ma, considerando il quadro psicopatologico che si presenta, l’obiettivo terapeutico dovrebbe essere quello di far uscire dall’isolamento sociale facendo fronte all’ansia da prestazione e alla paura del fallimento, ristabilire rapporti familiari più funzionali ed equilibrati uscendo dalla dipendenza dalle figure genitoriali.
La marcia degli invisibili
Pagine spotted

Psicologa iscritta all’Albo degli Psicologi del Lazio (Iscrizione N. 17114), Psicoterapeuta ed Ipnoterapeuta, svolgo a Roma attività privata di consulenza psicologica, Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi Ericksoniana rivolta all’individuo, alla coppia e alla famiglia. Nello svolgimento della mia attività professionale il riconoscimento e la valorizzazione dell’unicità della persona, delle sue risorse individuali è una costante dell’intero processo terapeutico, volto al benessere, all’autonomia e al superamento delle difficoltà presentate, all’interno di una relazione terapeutica non giudicante, accogliente e basata sulla fiducia.
Vorrei avere info su questo problema io ho mio figlip che si trova in questa condizione da 7anni
Buongiorno Maria,
la diagnosi della sindrome di Hikikomori è molto complessa da effettuare, in quanto è un fenomeno piuttosto recente e ancora oggetto di studi e osservazione. Diagnosi a parte, mi sta scrivendo che suo figlio da 7 anni vive in una condizione di profondo malessere psicologico. Questo malessere deve essere affrontato con l’aiuto di un professionista. Se mi fornisce maggiori dettagli, scrivendomi privatamente, posso aiutarla a cercare un esperto per affrontare la situazione.
Cari saluti
Ho questo problema con mio figlio. Non esce dalla stanza se non quando io non ci sono. Cosa posso fare?
Buonasera F.,
è difficile rispondere ad una domanda generica, soprattutto perché ogni storia ha una sua particolarità che bisogna comprendere ed approfondire. Le chiedo di scrivermi privatamente per potermi offrire più dettagli sulla vostra situazione, affinché io possa fornirvi una risposta più esaustiva.
Un caro saluto
Anche mio figlio vive praticamente isolato nella sua stanza e diminuisce sempre di più i suoi contatti fisici anche se rimane aggiornato su tutto tramite la rete cosa fare ..?ora ha 26 anni
Buongiorno Margot. In queste situazioni è di fondamentale importanza comprendere da quanto tempo il ragazzo vive una condizione di isolamento. Per parlare di sindrome di Hikikomori l’isolamento totale deve essere superiore ai sei mesi. Superare questa condizione è un lavoro complesso e delicato dal momento che chi la vive difficilmente si muoverà presso l’esterno per farsi aiutare. L’intervento domiciliare o un supporto online da parte di un professionista potrebbe essere un primo step per entrare in contatto con il ragazzo e con il suo mondo virtuale. Parallelamente dovrà essere offerto anche un supporto all’intero nucleo familiare. In Italia esistono diversi centri specializzati a trattare questa sindrome, quindi il mio consiglio è di entrare in contatto con gli specialisti per avere un primo orientamento. Un caro saluto