Innamorarsi del proprio terapeuta
Innamorarsi del proprio terapeuta. E’ fra gli argomenti più discussi e dibattuti, anche perché la professione dello psicologo o dello psicoterapeuta e l’immaginario sulla relazione terapeutica, suscitano da sempre una certa curiosità, nutrita anche da numerose riproduzioni cinematografiche che hanno contribuito ad alimentarne l’interesse ed anche un certo grado di confusione e disinformazione, dipingendo talvolta il terapeuta come persona dal fascino travolgente, incorniciato da un alone di mistero verso il quale non è possibile opporre resistenza: balle.
I terapeuti sono comuni mortali, con tanti limiti personali ed una vita complicata come molti. Tuttavia hanno deciso di fare un grande lavoro su di sé per migliorarsi e per mettere a disposizione le proprie capacità e competenze tecniche per raggiungere un obiettivo terapeutico orientato alla soluzione delle problematiche presentate dal paziente.
La relazione terapeutica
Dunque, cosa accade realmente in una relazione terapeutica? Senza addentrarmi in spiegazioni di carattere psicoanalitico legate alle teorie del transfert e controtransfert, delle quali si è già parlato approfonditamente altrove, mi limito a segnalare alcune delle possibili sensazioni, che possono nascere da profondi desideri, che il paziente può sperimentare nella relazione terapeutica. Queste sensazioni possono generare stati confusivi tali da essere interpretati come segnali di innamoramento, legati all’idealizzazione del terapeuta:
- sentirsi visibili e oggetto d’attenzione e di cura;
- sentirsi ascoltati e guardati senza giudizio mentre ci si trova a raccontare delle proprie difficoltà;
- sentirsi compresi empaticamente in tutto il proprio essere;
- sentirsi esclusivi all’interno di un tempo (l’orario di seduta) e di uno spazio (lo studio) che il terapeuta gli dedica;
- sentirsi accolti, sostenuti, guidati e rassicurati da una persona che nutre profondo e serio interesse nei propri confronti e fiducia nelle proprie capacità personali.

La relazione terapeutica
Innamorarsi del proprio terapeuta
Dal momento che questi desideri soddisfatti possono generare confusione e far pensare di essersi innamorati del proprio terapeuta e far sperare (o credere) di essere contraccambiati, è compito del terapeuta riportare la relazione sul giusto binario, mantenendo il suo ruolo professionale e ribadendo le regole per non inficiare l’intero processo terapeutico. E’ importante, altresì, che il terapeuta affronti la questione del presunto “innamoramento”, soprattutto perché nella relazione terapeutica tale sentimento potrebbe essere non necessariamente di tipo romantico o sessuale ma espressione di una regressione verso altre persone significative della propria infanzia o della propria storia relazionale. Affrontando approfonditamente tale aspetto, si potrebbero avere nuovi spunti utili e benefici per l’intera terapia.

Psicologa iscritta all’Albo degli Psicologi del Lazio (Iscrizione N. 17114), Psicoterapeuta ed Ipnoterapeuta, svolgo a Roma attività privata di consulenza psicologica, Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi Ericksoniana rivolta all’individuo, alla coppia e alla famiglia. Nello svolgimento della mia attività professionale il riconoscimento e la valorizzazione dell’unicità della persona, delle sue risorse individuali è una costante dell’intero processo terapeutico, volto al benessere, all’autonomia e al superamento delle difficoltà presentate, all’interno di una relazione terapeutica non giudicante, accogliente e basata sulla fiducia.