Disturbo da Evitamento
Infanzia e Adolescenza
Disturbo da Evitamento
Nel Disturbo da Evitamento si osserva, nei bambini, un eccessivo ritiro dal contatto con persone diverse dai familiari, comportamento che interferisce col funzionamento sociale nelle relazioni con i coetanei. Quando il bambino con questo disturbo si trova con persone non familiari, manifesta timidezza, imbarazzo e tendenza a ritirarsi se gli viene chiesto di entrare in contatto con degli estranei.
Reazioni degli adulti di riferimento
Le figure adulte di riferimento, di fronte a tali difficoltà, solitamente cercano di spingere il bambino a coinvolgersi di più nelle attività scolastiche o nel gioco con i suoi coetanei.
Nel caso di un adolescente, si osserva che il ragazzino sorride molto raramente, manifesta un atteggiamento difensivo, è sempre teso, ha difficoltà nei rapporti, con frequenti reazioni riconducibili all’evitamento di tutte le situazione considerate ansiogene, perché emerge la paura di non essere accettato, deriso o addirittura rifiutato. Quando il ragazzo non può evitare la situazione, entra in uno stato di forte agitazione e ansia, con probabili manifestazioni somatiche che alimentano la voglia di fuga tra le quali: balbettio, tremori alle gambe, dolori di stomaco, rossore e sudorazione.
Intervento diretto o indiretto
Disturbo da Evitamento
Intervento diretto o indiretto
Nel caso del bambino o del pre-adolescente l’intervento strategico è usualmente indiretto e prevede il coinvolgimento delle figure adulte di riferimento.
Nel caso di un adolescente si procede gradualmente, aiutando il ragazzo a costruire grandi successi personali, passando attraverso una serie di piccoli fallimenti, utili al raggiungimento dell’obiettivo terapeutico.
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