Comportamenti autolesivi e disordini alimentari
Comportamenti autolesivi e disordini alimentari. Come si evince dalle ricerche condotte in ambito clinico, comportamenti autolesivi e disordini alimentari risultano essere disturbi associati nel 25% dei casi (Favaro, Ferrara, Santnastaso, 2004).
Negli studi condotti da Giorgio Nardone l’associazione tra bulimia nervosa con vomito autoindotto e comportamenti autolesivi riguarda oltre il 65% dei casi, secondo Matthew Seligman tale associazione è pari al 70%. Come è spiegabile tale associazione?
La somiglianza nella formazione e nell’evoluzione dei due disturbi è marcata: entrambi nascono come atti autoregolatori per poi trasformarsi in comportamenti compulsivi incontrollabili.
Sebbene i due disturbi siano spesso associati, la patologia di base sembra essere costituita dal disordine alimentare: l’iniziale disordine alimentare (anoressia o bulimia) si evolve in un comportamento compulsivo (abbuffata e vomito); a questo comportamento si aggiunge l’atto autolesivo (punitivo o sedativo) e a questo punto si arriva ad un quadro patologico specifico, una sindrome compulsiva piacevole o sedativa.
Comportamenti autolesivi
I comportamenti autolesivi minori possono essere basati sul piacere o avere caratteristiche sedative e/o compensatorie.
Secondo il senso comune è inimmaginabile arrivare a pensare che infliggersi ferite, tagliuzzarsi parti del corpo, bruciarsi, procurarsi escoriazioni etc., siano modalità di comportamento compulsivo che producono un sottile piacere. Per comprendere questo concetto è importante chiarire la formazione e l’evoluzione del comportamento autolesivo: inizialmente l’autolesionarsi si connota come atto compensatorio e sedativo di un dolore emotivo. Quando tale modalità diventa più frequente e protratta nel tempo, oltre a mantenere la caratteristica di atto compensatorio, diventa una ricerca compulsiva di forti sensazioni.
Quando i comportamenti autolesivi hanno una funzione anestetizzante, ci troviamo di fronte ad una situazione di dolore vissuto come insostenibile per la persona. Secondo la lunga ricerca condotta presso il CTS di Arezzo si evidenziano diverse forme di sofferenza sottostanti. Quelle più frequenti sono rappresentate da: lutto, abbandono o rifiuto da parte di una persona amata, violenza subita, dolore, rabbia, vergogna o profondo risentimento a causa di azioni disdicevoli compiute da un’altra persona a cui si è profondamente legati.

Formazione ed evoluzione del comportamento autolesivo
Comportamenti autolesivi e disordini alimentari
Soluzioni
Il protocollo di intervento della Terapia Breve Strategica, distingue il trattamento in base alla percezione sottostante al comportamento autolesivo associato alla bulimia nervosa con vomito autoindotto. Se basata sul piacere, l’obiettivo terapeutico è trasformare il rituale compulsivo da piacevole a sgradevole e, contemporaneamente, fare in modo che il sintomo perda la sua caratteristica di irrefrenabilità e perdita di controllo.
Quando il comportamento autolesivo è basato sul dolore, considerando la molteplicità delle possibili fonti di dolore, le indicazioni terapeutiche devono tenere in considerazione la specifica origine del dolore.
Per approfondimenti:
- Nardone G., Selekman M. D.
Uscire dalla trappola – Ponte alle Grazie – 2011
Tricotillomania
Ossessioni Compulsioni e Manie
Il dubbio ossessivo
Dubbio di essere omosessuale

Psicologa iscritta all’Albo degli Psicologi del Lazio (Iscrizione N. 17114), Psicoterapeuta ed Ipnoterapeuta, svolgo a Roma attività privata di consulenza psicologica, Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi Ericksoniana rivolta all’individuo, alla coppia e alla famiglia. Nello svolgimento della mia attività professionale il riconoscimento e la valorizzazione dell’unicità della persona, delle sue risorse individuali è una costante dell’intero processo terapeutico, volto al benessere, all’autonomia e al superamento delle difficoltà presentate, all’interno di una relazione terapeutica non giudicante, accogliente e basata sulla fiducia.
Trackback/Pingback