Bullismo
Bullismo. Per bullismo si intende un comportamento di prevaricazione reiterato nel tempo da parte di qualcuno nei confronti di un altro bambino o ragazzo ritenuto più debole. Si assiste ad una asimmetria relazionale, ovvero ad uno squilibrio di potere tra chi agisce e chi subisce. Il bullismo non è riferibile a un conflitto tra coetanei perché quest’ultimo ha un carattere episodico e implica una relazione paritaria tra i ragazzi.
Il bullismo è un fenomeno molto diffuso. Secondo i dati del Telefono Azzurro il bullismo sarebbe in crescita. Analizzando l’andamento annuale, l’Osservatorio stima che si è passati dall’8,4% del 2012, al 13,1% del 2013, per arrivare al 16,5% del 2014.
I comportamenti di sopruso si compiono nel contesto scolastico soprattutto durante le attività ricreative, durante il tragitto dalla scuola a casa o nei luoghi di aggregazione extra-scolastici. Il comportamento di prevaricazione perpetrato attraverso la rete è definito cyberbullismo.
Manifestazioni del bullismo
Spesso il bullo prende di mira la sua vittima perché lo considera “diverso” (più bravo o meno bravo a scuola, altra etnia o religione, problema fisico etc.). L’atteggiamento violento è indirizzato proprio a colpire questa caratteristica o qualsiasi debolezza a livello fisico e/o psicologico.
Il bullismo può manifestarsi in diversi modi. L’obiettivo del bullo è, comunque, far stare male la vittima in modo intenzionale. Le manifestazioni si esplicano nei seguenti modi:
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- Offese o diffusione di informazioni false: i bulli utilizzano aggettivi dispregiativi verso il compagno (nano, quattrocchi, ciccione, spione, femminuccia etc.) con lo scopo di suscitargli vergogna e provocare ilarità negli altri compagni.

Asimmetria relazionale
Bullismo
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- Comportamenti violenti: l’aggressione fisica è la forma più evidente del bullismo. Le vittime tornano a casa con lividi e ferite a causa di pugni, calci e spinte.
- Esclusione: la forma più subdola di bullismo, che suscita molta confusione nella vittima. Accade che il bambino o il ragazzo viene volutamente ignorato come se non esistesse, nonostante i suoi sforzi di partecipare alle varie attività del gruppo dei pari. Questo atteggiamento crea un profondo malessere perché la vittima non comprende ciò che sta accadendo e non riconduce un simile atteggiamento ad un episodio di violenza.
I testimoni della prevaricazione e il silenzio delle vittime
Gli studi sul bullismo hanno approfondito l’atteggiamento di coloro che assistono ai fenomeni di prevaricazione. Sono stati individuati coloro che si coinvolgono nella denigrazione della vittima e che giustificano il bullo e coloro che non si oppongono al bullo né proteggono la vittima perchè spaventati. Di fronte al malessere causato dai maltrattamenti subiti, spesso i bambini e i ragazzi preferiscono restare in silenzio. Perché decidono di non rivolgersi agli adulti?

Il silenzio delle vittime
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Ci sono diversi ragioni per questa scelta. Quella principale è legata alla credenza che parlare equivalga a fare la spia e quindi sia sbagliato. Questo spiega anche il silenzio messo in atto di frequente da coloro che assistono a comportamenti di bullismo e non intervengono.
Un’altra ragione riguarda la mancanza di un intervento da parte di alcuni adulti che, pur osservando evidenti episodi di bullismo, decidono di non prendere seriamente la questione e di non occuparsene.
A scuola, ad esempio, alcuni insegnanti ritengono che debbano occuparsi esclusivamente dell’aspetto didattico e che la risoluzione del problema spetti ai genitori. I genitori del bullo pensano, a loro volta, che la scuola debba occuparsi anche dell’aspetto educativo. Si assiste spesso ad un rimpallo delle responsabilità che conduce ad una situazione di rimando del problema che complica ulteriormente le cose. Un’altra spiegazione al silenzio dei ragazzi è legata alla paura delle possibili azioni da parte dei genitori che potrebbe peggiorare ulteriormente la situazione o il sentimento di vergogna provato perché sono convinti che ci sia in loro qualcosa che non va.
Come riconoscere i segnali di bullismo
Osservare, osservare, osservare. È chiaro che gli stili di vita stressanti a cui siamo sottoposti ci tolgano del tempo prezioso per osservare i comportamenti dei figli. Considerando che spesso il problema emerge quando si è già consolidato, soprattutto perché difficilmente i ragazzi ne parlano con gli adulti, imparare ad osservare i cambiamenti nel comportamento dei bambini o dei ragazzi, diventa cruciale. Alcuni potrebbero essere: difficoltà di concentrazione in classe; improvviso calo di rendimento scolastico; disturbi psicosomatici; richiesta maggiore di denaro; insonnia o incubi frequenti; richiesta esplicita di non voler più andare a scuola etc.
Reagire al bullismo
Anche se la violenza ha radici profonde nella nostra società, questo non vuol dire che siamo autorizzati ad assumere un atteggiamento rinunciatario. Tutti gli adulti, insegnanti, genitori e la comunità in generale ha una grande responsabilità nella prevenzione della violenza e nello sviluppo di relazioni sociali positive. Nessuno merita di essere maltrattato quindi, agire congiuntamente, diventa la chiave per un’azione di successo. Una volta che si è riconosciuta l’esistenza del fenomeno, è necessario un confronto costante tra genitori e insegnanti per contrastarlo. Il confronto deve avere l’obiettivo di individuare strategie utili alla cessazione delle violenze in tempi brevi. A questo scopo gli insegnanti dovrebbero coinvolgere non solo i genitori della vittima ma anche del bullo. Congiuntamente le vittime di bullismo vanno supportate a guidate affinché riescano a mettere in atto comportamenti di difesa non violenti.
Per approfondimenti:
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- Allan L. Beane Il metodo antibullo Proteggere i bambini e aiutarli a difendersi – Ed. Erickson 2010
- Mario Di Pietro,Monica Dacomo Fanno i bulli, ce l’hanno con me… Manuale di autodifesa positiva per gli alunni Ed. Erickson 2005
- Stime Telefono Azzurro
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Problemi a scuola
Come intervenire
Coesione sociale della classe contro il Bullismo

Psicologa iscritta all’Albo degli Psicologi del Lazio (Iscrizione N. 17114), Psicoterapeuta ed Ipnoterapeuta, svolgo a Roma attività privata di consulenza psicologica, Psicoterapia Breve Strategica e Ipnosi Ericksoniana rivolta all’individuo, alla coppia e alla famiglia. Nello svolgimento della mia attività professionale il riconoscimento e la valorizzazione dell’unicità della persona, delle sue risorse individuali è una costante dell’intero processo terapeutico, volto al benessere, all’autonomia e al superamento delle difficoltà presentate, all’interno di una relazione terapeutica non giudicante, accogliente e basata sulla fiducia.